Smartphone sì, ma quanti problemi!

Sì, lo smartphone è uno strumento che ci ha cambiato completamente l’approccio alla vita lavorativa e ci ha permesso di interfacciarci continuamente in maniera semplice e veloce.

La conquista con le applicazioni di messaggistica hanno cambiato nel corso del tempo il modo con cui le persone si relazionano tra loro, dedicando sempre più tempo allo scriversi brevi messaggi che parlarsi al telefono, come si faceva negli anni precedenti.

Ma se prima gli innamorati erano soliti tenere la cornetta (tra l’altro anche pesante) sulla spalla e attaccarla all’orecchio inclinando la testa, adesso l’abitudine è quella di tenere il collo piegato sul petto per controllare l’ultima notifica dell’applicazione social.

Se ci si ferma a guardare in una piazza piena di gente la postura del collo delle persone, sarà sbalorditivo il numero di quante stanno con il rachide cervicale piegato e con lo sguardo fisso sullo schermo; questo aspetto è importante perchè è salita infatti esponenzialmente il numero delle persone che sono diventati “pazienti” con i vari problemi legati ad una cattiva postura cervicale.

Ma quali sono quindi questi disturbi?

Come dimostrato anche da alcuni studi a livello scientifico, tenere per molte ore al giorno la nuca piegata in avanti genera, a carico del rachide cervicale, una sorta peso accessorio (per un gioco di leve) equivalente a due casse di acqua da asporto.

Questo peso enorme che si va a caricare sul rachide cervicale viene assorbito principalmente dalle strutture molli tra una vertebra e l’altra, cioè il disco intervertebrale.

La struttura sopra citata infatti è deposta proprio per assorbire il peso e gli urti che gravano sulle vertebre e distribuire queste pressioni in maniera uniforme: nel rachide cervicale la struttura di questi dischi è più piccola e più suscettibile ad eventuali prolassi e rotture.

Lo smartphone inoltre crea, con questo utilizzo errato, una serie di cambiamenti a carico del compartimento muscolare dando quindi origine a dolori e rigidità che sono molto fastidiosi per il paziente.

Ciò che deve essere chiaro e che meriterebbe a parte un capitolo di approfondimento sulla cervicalgia è che i muscoli, che si trovano a lavorare in maniera svantaggiosa rispetto a chi mantiene lo sguardo orizzontale, non solo possono generare delle disfunzioni delle fibre interne capaci di evocare un mal di testa, ma anche di andare a cambiare proprio l’assetto delle vertebre e come queste si muovono le une con le altre.

Purtroppo sempre più giovani tendono a soffrire con il rachide cervicale, andando ad abbassare sempre più anche l’età con la quale si arriva ad avere una verticalizzazione del tratto cervicale. Questa scomparsa della curva fisiologica che è presente nel collo è un fattore molto importante da valutare e da monitorare perchè non solo è sintomo di un errato posizionamento delle strutture muscolo-scheletriche ma anche perchè è facile riscontrare in questi pazienti fenomeni come vertigini e capogiri.

Mentre nella colonna lombare l’eventuale scoliosi è sicuramente un fenomeno di interesse ma che comunque permette una vita abbastanza gestibile, un alterazione della curva e dell’assetto del collo porta grandi sofferenze nei pazienti.

Lo smartphone sotto questo aspetto ha peggiorato tantissimo la condizione di salute di molti soggetti, in quanto magari in parte erano già predisposti geneticamente ad avere un accorciamento muscolare della catena posturale, ma con questo strumento accelerano il peggioramento e velocizzano la degenerazione cartilaginea delle faccette articolari.

Queste superfici con cui le vertebre si muovono l’una sull’altra sono dotate di una cartilagine che, se l’assetto globale è alterato perchè proiettato in avanti (cioè controllando spesso lo schermo del cellulare e stando con il collo piegato) vanno più incontro ad artrosi e a degenerazione ossea.

Il consiglio quindi è sicuramente quello di ridurre l’utilizzo del cellulare solamente allo stretto indispensabile e, nel caso in cui si debba controllare lo schermo, di portarlo con le mani in maniera orizzontale agli occhi, senza costringere il collo di mantenere per parecchio tempo la posizione piegata.