Come curare l’ipocondria

Convivere con una preoccupazione costante per la propria salute, temendo che ogni minimo sintomo fisico possa essere segnale di una patologia seria. E’ questa la condizione in cui si ritrova chi soffre di ipocondria, ovvero chi teme senza motivi reali di avere una o più malattie gravi.

Si tratta di un disturbo d’ansia, che anticamente veniva interpretato come un malanno fisico. Il termine deriva dal greco e significa “male degli ipocondri”, l’area al di sotto del diaframma costale.  Secondo gli antichi greci, nella fascia addominale c’era la “culla delle emozioni”, paura compresa. In questo caso, paura delle malattie.

Cos’è l’ipocondria

Tecnicamente l’ipocondria si chiama anche “disturbo d’ansia per la salute”; è una preoccupazione eccessiva e infondata riguardo la propria salute. Si manifesta principalmente in due direzioni:

  • nella preoccupazione eccessiva di contrarre malattie, senza che alcuna condizione reale fonte di preoccupazione;
  • nell’erronea interpretazione di sintomi fisici quotidianamente riscontrati in molte persone, letti come segnali di grave patologia, senza giustificazione medica

In Italia le statistiche parlano di 4 milioni di ipocondriaci, quindi poco meno del 7%. Il disturbo può svilupparsi a qualsiasi età, anche nell’infanzia, ma più spesso nel corso dell’adolescenza.

Come si manifesta

Non è del tutto giusto affermare che l’ipocondriaco non abbia alcun disturbo reale. Sebbene la malattia non sia fisica, si tratta pur sempre di un individuo malato, che soffre di una forma d’ansia patologia.

I sintomi sono quasi esclusivamente di natura psichica, e comprendono:

  • preoccupazione costante e ingiustificata di contrarre una malattia
  • reazione eccessiva o sproporzionata in presenza di una reale patologia
  • elevato livello di ansia rispetto alla salute propria, con eccessivo controllo delle condizioni ambientali in cui si vive
  • comportamenti ossessivi – compulsivi correlati alla salute

Perché questi comportamenti possano far rientrare la persona in un quadro clinico definibile come ipocondria, devono presentarsi in maniera ripetuta per un periodo di circa 6 mesi. In questo lasso di tempo, è anche possibile che cambi l’oggetto dell’ansia; ovvero la persona potrebbe preoccuparsi di avere diverse malattie o temere ambienti e situazioni differenti. Ciò che resta invariato però è il livello di apprensione per la propria salute. Se ti interessa l’argomento puoi approfondire con altri articoli nella categoria benessere di donnalife.it.

Come si cura l’ipocondria: la psicoterapia

Come detto, si tratta di un disturbo dell’area psichica. Quindi la psicoterapia è la risposta migliore; o meglio, uno dei percorsi di psicoterapia. Ce ne sono diversi, e bisogno individuare il migliore; al momento sembra che il più efficace, in un tempo relativamente breve, è l’approccio cognitivo – comportamentale.

Il percorso con il professionista prevede appuntamenti a scadenza settimanale, almeno nel primo periodo, calcolabile in 3 o 4 mesi. Il paziente ha un ruolo attivo, cercando di apprendere modalità di  comportamento funzionali, spezzando i pensieri ricorrenti.

L’ostacolo più grande è superare la convinzione che il disturbo sia solo di tipo psicologico. Per questo la psicoterapia funziona meglio con coloro che hanno consapevolezza, almeno in parte, dell’infondatezza delle loro preoccupazioni.

I farmaci

In alcuni casi particolarmente gravi di ipocondria, magari in presenza di attacchi di panico o situazioni complesse in cui la persona non riesce neppure a uscire di casa, il professionista può valutare di prescrivere alcuni farmaci. Questi non curano l’ipocondria in sé, ovviamente, ma aiutano a tenere sotto controllo gli episodio ansiosi.

La cura farmacologica comprende infatti antidepressivi e ansiolitici, da prendere solo seguendo scrupolosamente le indicazioni mediche. Questo, se il paziente è disposto a prenderli: talvolta può temere gli effetti collaterali; ovviamente, in maniera eccessiva e ingiustificata.

I rimedi personali

Ma cosa può fare chi si trova a combattere con l’ipocondria in prima persona? Ci sono una serie di comportamento da attuare per limitare quanto meno i sintomi. Se il disturbo è comparso da poco, o è in forma lieve, potrebbe anche essere tenuto a bada. Se dopo due o tre mesi scompare o si riduce, può anche essere una condizione gestibile.

Dato che è un disturbo legato all’ansia, è questo il nemico da combattere. Un buon modo è mantenersi fisicamente attivi: passeggiare, correre, fare esercizi possibilmente all’aria aperta. Il movimento scarica lo stress e immergersi nella natura aumenta la serenità; questo dovrebbe allontanare la paura.

Una buona abitudine poi è l’auto osservazione. Così scatena l’ansia? Possono essere certi luoghi, o certe attività. L’obiettivo non è evitare quelle situazioni – anche se temporaneamente può essere utile – ma cercare di individuare una causa comune; questo aiuta molto, anche nel lavoro con lo psicoterapeuta.

Le cause dell’ipocondria

Non esiste una causa univoca, né è facile individuare una serie di cause in cui far rientrare tutti la casistica dei soggetti affetti da ipocondria. I medici hanno però individuato, in modo statisticamente rilevante, la presenza di eventi o episodi che hanno scatenato il disturbo. Per esempio avere avuto un grave problema di salute durante l’infanzia, o avere avuto parenti affetti da patologie importanti. Inoltre, le persone che già soffrono di disturbi d’ansia sono sempre fra i soggetti più a rischio di poterne sviluppare altri.