Come riusciamo a diagnosticare correttamente una parodontite?

Le malattie parodontali sono, purtroppo, tra le più comuni problematiche presenti in odontoiatria, e possono minare seriamente la salute del cavo orale, e la stabilità degli elementi dentari se non diagnosticate per tempo e se vengono trascurate le buone pratiche di igiene orale.

Ed è proprio sulle modalità di diagnosi della parodontite che oggi ci soffermeremo, per comprendere quali sono le metodologie più utilizzate in odontoiatria per mantenere denti perfetti.

Ma, prima di tutto, facciamo alcune valutazioni preliminari per comprendere meglio quali sono i fattori da cui deriva la malattia parodontale.

Come la malattia parodontale deriva da numerosi fattori

Curare in modo corretto la parodontite parte sempre dal presupposto che essa è, a tutti gli effetti, una malattia multifattoriale.

Ciò vuol dire che un esperto parodontologo deve essere sempre in grado di conoscere tutti i fattori che concorrono allo sviluppo della parodontite.

Potremmo quasi definirla come una condizione necessaria per poter partire con la ricerca di una terapia efficace.

La malattia parodontale è un’infezione generata da uno stato infiammatorio che, progressivamente, va a:esercitare un’azione di erosione sull’osso, il cui compito è stabilizzare i denti in una determinata posizione;

  • indebolire i legamenti e portare a una condizione di mobilità nel dente (o nei denti) interessati, portando con il tempo alla loro possibile caduta[i].

Ma ricordiamoci sempre che ogni paziente presenta delle specifiche ben distinte, quindi è sempre buona norma considerare ogni caso come a sé stante.

Difatti, ogni paziente:

  • presenta un suo specifico equilibrio e una determinata forma di occlusione;
  • presenta una bocca il cui stato di salute dipende anche dal patrimonio genetico;
  • ha un suo status nutrizionale e ormonale ben preciso.

Questi sono tutti fattori che possono incidere in maniera più o meno importante sul singolo caso di potenziale formazione della parodontite.

Anche per questo, è sempre buona norma che vengano attentamente valutati dall’odontoiatra, per stabilire:

  • la propensione del paziente alla formazione di queste problematiche con una certa frequenza;
  • la modalità di cura più efficace.

Vediamo, adesso, le modalità di diagnosi più utilizzate, partendo da quello che viene unanimemente definito come l’esame principe, ossia il sondaggio parodontale.

Una diagnosi assolutamente non invasiva: il sondaggio parodontale

Una procedura particolarmente seguita dall’odontoiatra per valutare la salute gengivale è il cosiddetto sondaggio parodontale.

Esso prevede l’utilizzo di uno strumento conosciuto con il nome di sonda parodontale, estremamente sottile e piccolo, calibrato per eseguire delle misurazioni molto precise.

Grazie a questa sonda abbiamo la possibilità di misurare lo spazio che c’è tra dente e gengiva, differenziando quest’analisi a seconda delle varie zone del dente.

Durante la visita, l’odontoiatra fa scorrere questo strumento lungo il solco gengivale del paziente, riuscendo a comprendere quello che è lo spazio tra dente e gengiva e capire, di conseguenza, se si sono formate in determinate zone delle tasche parodontali.

Nel caso in cui il solco risulti con una profondità superiore a 4 millimetri (la cui presenza è spesso associata a sanguinamento gengivale) allora si può parlare di vera e propria tasca parodontale.

Sarà a discrezione del dentista la valutazione del tipo di sonda da utilizzare: difatti ne esistono di diversi tipi di tacche (alcune hanno delle tacche ogni millimetro, altre le possono avere ogni 3 millimetri) o diametro differente, cosa che influenza la profondità di sondaggio.

Tale sondaggio potrà comunque essere ripetuto nel tempo, anche nel corso dei trattamenti che l’odontoiatra riterrà più opportuni, per valutare il decorso della malattia e l’efficacia della terapia prescelta;

Analisi enzimatica della malattia parodontale

Un’analisi enzimatica può diagnosticare con un certo tempismo la presenza di una condizione che potrebbe portare  a una malattia parodontale.

Essa prevede il prelievo e l’analisi del cosiddetto fluido crevicolare, un particolare liquido situato sul colletto gengivale.

Una volta prelevato questo fluido è possibile eseguire una valutazione che consenta di verificare la presenza di determinati enzimi, soliti ad attivarsi in caso di infiammazione batterica e responsabili di:

Numerose ricerche di settore hanno dimostrato la presenza di potenziali biomarcatori, particolarmente utili per la diagnosi delle parodontiti.

Particolarmente interessante per il nostro caso è la presenza del cosiddetto enzima MMP-8, che si attiva proprio in caso di presenza di infiammazioni batteriche.

Tra i numerosi biomarcatori, questo risulta essere il più interessante, in quanto, se presente a livello del fluido crevicolare, può essere indice di un precoce di un precoce danneggiamento dei tessuti del parodonto.[ii]

Avere la possibilità di effettuare una diagnosi tempestiva, consente di intervenire prima che i danni diventino di un’entità tale che ogni modalità di cura risulti essere del tutto inefficace.

Test microbiologico parodontale

Molto importante è anche l’esecuzione del cosiddetto test microbiologico parodontale, uno strumento di diagnosi con la finalità di:

  • individuare la presenza di agenti patogeni responsabili delle malattie parodontali;
  • valutarli questi patogeni non solo sul piano quantitativo, ma anche su quello qualitativo.

Difatti, un test microbiologico che si rispetti deve saper valutare il potenziale offensivo di questi agenti, così da poter valutare per tempo:

  • quale protocollo di cura mettere in atto, scegliendo quello più performante per il caso specifico;
  • che tipo di evoluzione avrà la problematica una volta completato il trattamento di cura della parodontite.

I moderni test microbiologici parodontali test hanno il vantaggio di essere:

  • particolarmente specifici;
  • eseguiti con una certa rapidità, dando risultati in poco tempo;
  • estremamente precisi nel far comprendere all’odontoiatra quali sono i patogeni presenti nel cavo orale e in che forma, così da generare un piano di cura realmente personalizzato.

Questo ultimo aspetto è di fondamentale importanza, in quanto la tempestività di diagnosi e la personalizzazione della cura, possono aumentare sensibilmente le percentuali di guarigione del paziente.

Bibliografia

[i] Cause della parodontite, di James T. Ubertalli , DMD, Hingham, MA

[ii] Parodontite: test di valutazione dell’attività enzimatica MMP-8 di Biomolecular Diagnostic